La trama de “Il velo dipinto” di Somerset Maugham, pubblicato per la prima volta nel 1925, si presenta, almeno in apparenza, come il più (tristemente) stereotipato dei cliché. La protagonista è Kitty, la cui ambiziosa madre intriga allo scopo di assicurarle un “brillante” matrimonio. Gli anni passano e Kitty, dopo aver abilmente dribblato schiere di pretendenti, è ancora in attesa del buon partito; così, quando viene chiesta in moglie dall’incolore Walter Fane, batteriologo alle dipendenze del governo, inaspettatamente accetta.
I due si trasferiscono da Londra a Hong Kong, dove Kitty, già tediata dalla vita matrimoniale, s’innamora del belloccio Charlie Townsend, vicesegretario alla Corona, sposato, tre figli. Tutto procede come da copione, finché Walter non scoprirà ogni cosa, e, implacabile, minaccerà la moglie di chiedere il divorzio, a meno che non accetti di trasferirsi assieme a lui nella provincia di Mei Tan Fu, dove è in corso un’epidemia di colera.
Priva anche dell’auspicato sostegno dell’amante, atterrito al solo pensiero che lo scandalo possa costargli, in un sol colpo, la carriera e la “madre meravigliosa” dei suoi figli, Kitty è costretta a partire verso una morte quasi certa. È a questo punto che la carrellata dei cliché s’interrompe per lasciare il posto a una storia affascinante, che si dipana lungo percorsi paesaggistici suggestivi, in cui la bellezza è continuamente minata dalla sofferenza, a testimonianza della caducità delle cose, anche di quelle insignificanti, cui gli uomini attribuiscono un’importanza tale da rendere “sé stessi e gli altri tanto infelici”.
Questo cambio di scenario è anche il passaggio, all’interno del romanzo, in cui, da una narrazione leggera e mondana, inizia ad affiorare la profondità del pensiero dell’autore e la sua concezione della vita dell’uomo (“un po’ di fumo perduto nell’aria”). Particolarmente avvincente è l’evoluzione, attraverso varie vicissitudini e incontri significativi, del rapporto di coppia tra Kitty (sciocca, frivola, con aspirazioni “banali e volgari”) e Walter (“pieno di riserbo, freddo e controllato”, con alti ideali), i quali, costretti ad ammettere di aver sposato (in piena coscienza) la persona meno adatta ad appagare le proprie aspettative, in mezzo a luoghi e persone completamente avulsi dagli stereotipi di famiglia, convenzioni e ruoli sociali dei quali si sono nutriti per l’intera esistenza, si ritrovano semplicemente a essere sé stessi, senza veli colorati dietro cui celarsi.
Questo “disvelamento” avverrà attraverso dolori e reciproco dispregio, ma porterà alla scoperta anche della parte migliore dell’altro, per ricostruire un rapporto su basi diverse che non sfocerà, tuttavia, in una redenzione (come avviene nella trasposizione cinematografica), ma solo in una nuova consapevolezza. Come quando Kitty immagina che il figlio (d’incerta paternità) che aspetta sia una femmina, una futura donna “indipendente dagli altri perché padrona di sé” con una vita da “persona libera”.
Fiorella Ferrari
Somerset Maugham, Il velo dipinto, Adelphi, Milano, 2011, p. 234, euro 10,00.
© Pubblicato su “Conquiste del Lavoro – Via Po” N°727 del 23/07/2011.
Penso che sarà una delle mie prossime letture. 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Penso che non te ne pentirai;)
Grazie per la visita e il commento!
"Mi piace""Mi piace"