Fior di Libri

Ad ogni lettore il suo libro. Ad ogni libro il suo lettore. (Ramamrita Ranganathan)

MARILIA MAZZEO

Marilia Mazzeo, Venezia e io, Helvetia

  • Perché si è accostata alla scrittura e cosa rappresenta per Lei?

Ho raccontato proprio in questo Taccuino come e perché mi sono accostata alla scrittura: da studentessa, non trovandomi a mio agio nella facoltà che avevo scelto, Architettura, mi sfogavo scrivendo diari e poi racconti, il che mi veniva più facile che disegnare. Fin da bambina ho amato moltissimo leggere e scrivere. La scrittura per me rappresenta semplicemente l’attività più interessante che ho incontrato, vivendo, fra le tante possibili; l’unica che sento di saper fare bene, e l’unica che ha il potere di rendermi felice.

  • Qual è il libro che più ha amato o a cui si è ispirata?

Non potrei fare un solo nome e nemmeno me ne basterebbe una decina. Sono una lettrice accanita e amo quasi tutti i classici. Ma anche tra gli scrittori viventi c’è chi fa cose splendide. Ogni libro che leggo mi ispira, anche quelli che mi deludono, per contrasto. Si tratta però di ispirazioni molto indirette. Nessuno scrittore, sedendosi davanti al foglio bianco, pensa a quello che ha fatto un altro scrittore. Né tantomeno si pensa ai lettori: altrimenti come avrei potuto scrivere, in questo Taccuino, tanti miei ricordi penosi, imbarazzanti, buffi? Ma la sincerità, secondo me, è essenziale nello scrivere. Si cerca di tirar fuori quello che si ha dentro.

  • Venezia è la protagonista indiscussa di questo suo diario/memoir/guida artistica, infatti, se ne parla a trecentosessanta gradi. Come mai nessun cenno al suo Carnevale, è una scelta precisa o un caso? Nella prossima pubblicazione, Venezia sarà ancora, in vario modo, presente?

Non è un caso. Il Carnevale è un esempio perfetto di come una splendida festa popolare, tradizionale e spontanea, in cui (fino a vent’anni fa) si divertivano veneziani e turisti insieme, sia stata colpevolmente trascurata e mortificata da un malgoverno che pensa sempre solo in termini di quantità, nel gestire l’industria turistica, e mai di qualità dell’offerta. Ora è diventato solo un periodo in cui i cittadini sono costretti a chiudersi in casa perché la folla dei visitatori è ancora più fitta, fastidiosa e pericolosa del solito. Ma poiché il mio Taccuino non voleva essere un pamphlet sul malgoverno di Venezia – ne esistono già di ottimi! – bensì il racconto intimo e confidenziale del mio rapporto privato con questa città, ho evitato l’argomento.

Sì, credo proprio che Venezia sarà presente anche nel mio prossimo libro: è un luogo che trovo molto interessante e non mi stanco mai di scriverne.